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Investimenti strategici in Italia 2025 con Cassa Depositi e Prestiti

Immagine del redattore: Andrea ViliottiAndrea Viliotti

Lo sviluppo e le prospettive per gli investimenti strategici in Italia 2025, con un ruolo centrale di Cassa Depositi e Prestiti, rappresentano il frutto di una riflessione che coinvolge Cassa Depositi e Prestiti e altri enti nazionali e internazionali del mondo economico. La riflessione si concentra sul potenziamento del tessuto imprenditoriale italiano, sugli scenari di crescita futura e sulle transizioni che caratterizzano l’Europa, analizzando i principali investimenti strategici in Italia 2025, evidenziando i piani di intervento della CDP a sostegno di infrastrutture, PMI, territori e progetti complessi. Nel dettaglio, emergono analisi sugli investimenti in Italia, con particolare attenzione al ruolo di Cassa Depositi e Prestiti in termini di competitività, innovazione, sostenibilità e possibili impatti dell’AI generativa sui modelli di business.

Investimenti strategici in Italia 2025
Investimenti strategici in Italia 2025 con Cassa Depositi e Prestiti

Il ruolo strategico di Cassa Depositi e Prestiti negli investimenti strategici in Italia 2025

Cassa Depositi e Prestiti è una società per azioni controllata dallo Stato italiano, nata a Torino nel 1850 per ricevere depositi in qualità di luogo di fede pubblica. Nel giro di pochi anni, con un Regio Decreto del 1857, si è aggiunta la funzione di finanziamento degli Enti pubblici. Le sue radici ne testimoniano la centralità storica nella crescita del Paese, poiché il suo sviluppo è stato determinante nell’espansione di infrastrutture e servizi essenziali. Il risparmio postale è entrato in scena nel 1875 con l’introduzione dei libretti che hanno sostenuto opere pubbliche e l’ammortamento dei debiti degli Enti locali, mentre i Buoni fruttiferi hanno fatto la loro comparsa nel 1924, consolidando ulteriormente i canali di raccolta. L’elemento rilevante di questa evoluzione si è manifestato anche sul piano organizzativo, culminando nel 1983 con l’avvio del processo di separazione dallo Stato, formalizzato poi il 12 dicembre 2003 con la trasformazione in S.p.A., anche al fine di adeguare la struttura della Cassa ai principi di competitività, pur mantenendo una partecipazione statale di controllo.


Oggi il Ministero dell’Economia e delle Finanze detiene il 70% delle azioni, mentre il 30% si trova nelle mani di oltre sessanta Fondazioni di origine bancaria, rendendo Cassa Depositi e Prestiti un attore cruciale negli investimenti strategici in Italia 2025. Gli equilibri di governance sono affidati a un Consiglio di Amministrazione composto da nove membri, cui se ne aggiungono altri cinque nelle circostanze in cui si deliberano finanziamenti garantiti dallo Stato. L’assetto della società si declina principalmente in due aree operative: da una parte la gestione separata, che sostiene gli investimenti di Stato, Regioni, Province, Comuni e altri Enti pubblici, e si avvale di forme di raccolta garantite dallo Stato come Libretti di Risparmio e Buoni Fruttiferi, dall’altra la gestione ordinaria, in cui CDP può finanziare aziende e progetti non inquadrabili tra gli interventi più istituzionali. Questa distinzione, definita dalla Legge, consente di mantenere separate le fonti di denaro garantite dallo Stato da quelle di mercato, così da rispettare la normativa sugli aiuti di Stato e favorire l’equilibrio competitivo.


Oltre all’attività di finanziamento tradizionale, CDP ha allargato il proprio orizzonte verso nuovi strumenti e strategie. In particolare, ha avviato operazioni nel private equity, con un occhio attento alle infrastrutture nazionali e internazionali, e si è concentrata sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico. Nel suo portafoglio figurano ora partecipazioni in società quotate e non quotate, oltre a quote in fondi di investimento privati. Lo snodo cruciale, per comprendere la funzione istituzionale di CDP, risiede nell’idea di utilizzare la raccolta postale come volano per interventi su infrastrutture e progetti di interesse generale, coinvolgendo anche aziende private, purché sussistano condizioni di sostenibilità economica e di merito di credito. Con l’opzione della gestione separata, la Cassa tutela la garanzia diretta dello Stato alla stregua dei titoli di debito pubblico, mentre nel caso della gestione ordinaria, i progetti possono essere sostenuti senza la copertura statale.


Le basi storiche, dunque, non rappresentano semplicemente un retaggio del passato, ma un fattore che influenza in modo diretto la missione odierna di CDP. Nel Piano Strategico 2025-2027 presentato da Cassa Depositi e Prestiti emerge la volontà di consolidare questo ruolo di partner promozionale per lo sviluppo del Paese, rafforzando la vicinanza alle imprese e alle infrastrutture. Nel piano strategico si cita il superamento di 3 miliardi di euro di utile per la prima volta, a testimonianza della solidità finanziaria raggiunta, e vengono riportati miglioramenti di rating ESG (Moody’s Analytics, Morningstar Sustainalytics e ISS ESG), segno dell’attenzione al rapporto tra redditività e impatto sociale. CDP punta, inoltre, a rendere più agevole l’accesso ai fondi del Next Generation EU, coadiuvando amministrazioni centrali e locali nella gestione del PNRR e dei relativi investimenti in settori chiave come infrastrutture, energia, idrico, rifiuti e servizi pubblici.


Le direttrici strategiche proposte, secondo quanto emerge dai dati, sono orientate su quattro priorità: la competitività delle imprese, la sicurezza intesa come capacità di rendere indipendente il Paese rispetto a materie prime critiche, la just transition per favorire la transizione energetica e l’economia circolare, nonché la coesione territoriale, con un occhio di riguardo al Mezzogiorno. Per abilitare queste priorità, occorre un modello operativo che faccia leva sui servizi di advisory verso la Pubblica Amministrazione, sugli investimenti diretti in equity, sui progetti di real asset come l’abitare sociale, la rigenerazione urbana e il turismo, e su una spinta all’attività internazionale, soprattutto in Africa.


Nel documento Investimenti in Italia 2025: dati, sfide e opportunità per il futuro si delineano poi scenari che collocano il ruolo di CDP in una cornice più ampia. Secondo queste valutazioni, la crescita del PIL italiano per il 2025 si attesterà in maniera moderata, complici fattori strutturali come il calo demografico e l’incertezza sui mercati globali, ma anche per via di un quadro di inflazione e politica monetaria che ha alzato i tassi di interesse, frenando parte degli investimenti. Da qui si capisce quanto sia cruciale sostenere l’accesso al credito per le imprese, soprattutto PMI, e aiutare le amministrazioni nella gestione dei fondi europei destinati al rilancio.


L’eredità storica di CDP diventa quindi una piattaforma di finanza promozionale, utile a mobilitare risorse pubbliche e private, in un’ottica di crescita inclusiva, orientata a iniziative che combinino impatto sociale ed equilibrio economico. Il successo di questa missione non dipende solo dalle fonti di finanziamento, ma anche dall’abilità con cui la Cassa saprà mettere a terra le competenze, promuovendo un modello di sviluppo in cui l’investimento nelle infrastrutture, nella ricerca e nella trasformazione digitale si accompagni alla coesione sociale, specie in settori come la formazione, l’abitare e la rigenerazione dei tessuti urbani.

 

Strategie economiche per gli investimenti strategici in Italia 2025: il supporto di Cassa Depositi e Prestiti

I contenuti del documento “Investimenti in Italia 2025” gettano nuova luce sul clima economico e finanziario che il Paese si troverà a vivere nel triennio del Piano Strategico 2025-2027 di CDP. Da un lato, si intravedono opportunità legate alle politiche pubbliche e alla spinta per una transizione verde e digitale, dall’altro emergono criticità, come la bassa natalità, l’invecchiamento della popolazione, il complicato quadro di tensioni geopolitiche e la variabilità dei mercati internazionali, che creano incertezza.


Nel documento, si evidenzia come l’economia italiana chiuda il 2024 con una crescita inferiore all’1% del PIL, ostacolata da investimenti privati in calo e vincoli di liquidità dovuti a tassi di interesse elevati. In compenso, si rileva un supporto forte dei consumi, frutto di un mercato del lavoro con un numero di occupati storicamente elevato (24,1 milioni a ottobre 2024). Il percorso del 2025 appare in leggera ripresa, con una stima del PIL allo 0,8% e una prospettiva di riduzione graduale dei tassi da parte della BCE, insieme a un’inflazione che potrebbe assestarsi attorno al 2,0%. Tuttavia, il dinamismo atteso nei consumi e l’allentamento dei tassi di interesse non basterebbero, di per sé, a spingere al rialzo gli investimenti privati, frenati da una percezione di incertezza globale.


Proprio qui si inserisce il potenziale sostegno di CDP nel favorire prestiti alle imprese, nella logica di colmare il gap di finanziamento che ancora oggi pesa soprattutto su PMI e territori meridionali, uno degli obiettivi principali degli investimenti strategici in Italia 2025. Il grado di complementarità con il canale bancario e la possibilità di adottare sistemi di finanza alternativa risultano essenziali per irrobustire la crescita e finanziare le innovazioni tecnologiche, compresa l’adozione dell’intelligenza artificiale. Si consideri l’AI generativa, un fenomeno in forte espansione, capace di trasformare i processi interni delle aziende, ma anche di aprire scenari del tutto nuovi nella formazione e nella gestione delle competenze. Secondo le stime citate dagli analisti, infatti, l’adozione di strumenti innovativi potrebbe produrre incrementi di produttività superiori al 5% in quasi il 40% delle realtà imprenditoriali, in parte compensando il calo demografico e la scarsità di personale qualificato che caratterizza molti settori.


È rilevante notare che la spinta ai finanziamenti non riguarda solo le infrastrutture, come strade, ponti o reti digitali, ma si estende anche a interventi sulla sicurezza energetica e sull’efficienza idrica, considerando che la disponibilità e la corretta distribuzione di risorse idriche restano obiettivi fondamentali, specie nelle aree più vulnerabili. Nel documento di CDP si parla di un aumento dell’operatività nel project financing infrastrutturale, per sostenere opere di dimensioni variabili e con un impatto misurabile sullo sviluppo locale. La logica è di “addizionalità,” cioè, di inserirsi con nuove risorse dove il mercato non arriva, puntando a mantenere un equilibrio tra rischio, rendimento e impatto sociale o ambientale.


In parallelo, la dimensione internazionale diventa cruciale. L’idea che CDP possa operare da “ponte” tra le imprese italiane e i mercati esteri, specie nelle aree in forte sviluppo come l’Africa subsahariana, porta con sé la possibilità di sbloccare progetti di cooperazione e di coinvolgere attori privati nella realizzazione di infrastrutture e servizi. Nel documento del Piano Strategico 2025-2027 si rimarca che la CDP prevede di aprire sedi territoriali extra-UE in Kenya e Costa d’Avorio, promuovendo il contatto diretto con le esigenze locali e identificando così aree di collaborazione con altre banche di sviluppo. L’aspetto internazionale non è solo una questione di allargare i confini commerciali, ma implica anche lo sfruttamento dei programmi dell’Unione Europea, come InvestEU, che mette a disposizione risorse e garanzie per progetti di particolare rilevanza in settori strategici.


La competitività del sistema Italia non potrà prescindere dalla sinergia tra istituzioni, imprese e mondo finanziario. Sul versante pubblico, oltre alla CDP, un ruolo di primo piano spetta alla Pubblica Amministrazione, che deve imparare a utilizzare efficacemente i fondi di coesione europei e nazionali. Secondo i dati, sono oltre 140 miliardi di euro le risorse destinate a politiche di coesione per il periodo 2021-2027, e la collaborazione con CDP può consentire di raggiungere Enti locali meno strutturati, bisognosi di soluzioni tecniche e finanziarie su misura.


Il meccanismo di advisory diventa allora uno snodo decisivo: CDP, con il proprio bagaglio di competenze, è in grado di assistere la progettazione e l’implementazione di interventi finanziati dai fondi europei, aiutando le Amministrazioni a superare ritardi e a massimizzare i risultati. Grazie all’integrazione della sostenibilità nel modello di business, la Cassa si presenta come una banca promozionale che valuta i progetti in una logica di rischio-rendimento-impatto, cercando di bilanciare gli aspetti finanziari e l’utilità collettiva. Il consolidamento di questa visione è testimoniato anche dai miglioramenti nei rating ESG, che indicano come l’ente abbia integrato criteri ambientali, sociali e di governance nella selezione delle iniziative.


L’analisi macroeconomica suggerisce, inoltre, che la stabilità dell’Eurozona e le condizioni dei principali partner commerciali (Germania e Stati Uniti in primis) incideranno in modo rilevante sull’export italiano. Le criticità dell’industria tedesca, la fine di alcuni stimoli negli Stati Uniti e la possibilità di nuovi equilibri protezionistici disegnano un quadro in cui le imprese italiane dovranno rafforzarsi dal punto di vista patrimoniale e tecnologico per reggere la competizione. L’azione di CDP potrà favorire percorsi di aggregazione tra imprese, incentrati su quell’idea di “cooperazione sistemica” capace di ampliare la platea di esportatori e di creare filiere più resilienti.


È chiaro che la spinta agli investimenti costituisce un bisogno non più differibile. Dal settore della logistica e dell’energia fino a quello dell’hospitality e dell’abitare sociale, la trasformazione richiede un coinvolgimento privato accompagnato da un robusto sostegno istituzionale. A fronte di un mercato che fatica a soddisfare le richieste di finanziamento più complesse, CDP si candida a essere “partner solido” degli Enti Pubblici e delle imprese, creando sinergie con i fondi pubblici, con la possibilità di veicolare capitali privati in progetti di lungo termine e con elevato valore aggiunto per la collettività.

 

Innovazione e AI: il contributo di CDP agli investimenti strategici in Italia 2025

Lo scenario che si delinea dalle analisi combinate di Cassa Depositi e Prestiti e del documento “Investimenti in Italia 2025” mette in luce la necessità di connettere il tradizionale ruolo di banca promozionale con uno spiccato orientamento verso l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione. L’adozione di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, in particolare l’AI generativa, rappresenta un terreno su cui sia le grandi imprese sia le PMI possono costruire vantaggi competitivi.


Nel documento si afferma che l’Italia, nonostante l’importanza del suo tessuto manifatturiero e la relativa propensione all’export, soffre di un numero ancora limitato di operatori di venture capital rispetto a Paesi come Germania o Francia. Per favorire l’emergere di nuove imprese specializzate in settori ad alta intensità tecnologica e la nascita di startup innovative, occorre sviluppare un mercato del private equity più ricettivo, in cui la rotazione del capitale e il cosiddetto “crowding-in” degli investitori istituzionali possano generare massa critica. In tal senso, CDP sta già sostenendo percorsi di crescita per aziende con elevato potenziale di sviluppo, attraverso un programma di investimenti diretti in equity finalizzato a creare filiere industriali capaci di competere a livello globale.


Non si tratta soltanto di sostenere le imprese nella fase iniziale, ma anche di garantirne il consolidamento. Nel documento del Piano Strategico 2025-2027, CDP sottolinea che uno dei capisaldi del nuovo approccio consiste nel preservare la solidità e l’equilibrio economico-finanziario del proprio modello, facendo però crescere gradualmente la “presa di rischio” su iniziative prioritarie nel segno della transizione energetica, dell’innovazione e della coesione territoriale. È un passaggio importante, poiché mette in evidenza come la spinta verso l’innovazione non debba tradursi in un accumulo di rischi fuori controllo, ma piuttosto in un accompagnamento ragionato e sostenibile, in cui le competenze tecniche e l’analisi finanziaria convergono.


Un ulteriore tema, connesso all’innovazione, riguarda la cybersecurity e i consumi energetici che l’adozione su larga scala dell’AI generativa comporta. Si delineano implicazioni significative: da un lato, la necessità di presidiare i dati aziendali e di garantire un uso responsabile dell’AI, dall’altro l’opportunità di investire in progetti di infrastrutture digitali capaci di supportare la domanda crescente di servizi cloud e calcolo avanzato. Emerge l’idea di connettere la promozione degli investimenti con la finalità di ridurre la dipendenza energetica e tecnologica dall’estero, abbracciando anche modelli di partenariato pubblico-privato incentrati su filiere produttive che vantino competenze nazionali solide.


Sul piano pratico, la strategia di CDP include l’adozione di un modello territoriale rafforzato, con la creazione di hub di coordinamento locale e la promozione di spazi condivisi con le Fondazioni bancarie. Queste realtà, già partecipi nell’azionariato di CDP, possono diventare alleate nella diffusione dell’innovazione, perché conoscono a fondo le esigenze delle imprese sui territori. L’obiettivo è ridurre le asimmetrie informative e favorire momenti di confronto tra imprenditori, banche, università e centri di ricerca. Tale approccio può stimolare la domanda e l’offerta di soluzioni basate sull’AI, sui sistemi di automazione industriale e sulla trasformazione digitale, persino in settori spesso meno esposti al cambiamento tecnologico, come l’agroalimentare o il turismo.


La spinta all’innovazione passa anche dalla transizione energetica. Dal documento di CDP emerge come la just transition sia uno dei pilastri fondamentali, con la proposta di interventi che sviluppino infrastrutture per l’economia circolare e progetti di adattamento al cambiamento climatico. In parallelo, si segnalano iniziative rivolte al real asset, con particolare riguardo all’abitare sociale, al senior e student housing, all’implementazione di nuove offerte ricettive per il turismo e alla rigenerazione urbana. La prospettiva è quella di mobilitare fondi di terzi, attrarre investitori istituzionali e valorizzare il patrimonio immobiliare con interventi di efficienza energetica. Questa visione va di pari passo con la necessità di rendere le città italiane più vivibili e in linea con gli standard di sostenibilità richiesti anche dall’Europa.


Nel contesto macroeconomico disegnato dai report, la transizione verde e l’innovazione tecnologica rimangono fattori chiave per contrastare le spinte inflazionistiche e avviare progetti strategici capaci di incidere sul medio-lungo periodo. Per questa ragione, l’impegno di CDP si estende alla cooperazione internazionale, arricchita dall’esperienza di simili banche promozionali in altri Paesi europei, e si intreccia con l’accesso ai programmi di investimento e advisory dell’UE. La dimensione comunitaria diviene uno spazio in cui CDP può ampliare ed efficientare il proprio raggio d’azione, gestendo linee di finanziamento e, al contempo, sostenendo la crescita delle imprese italiane sui mercati globali.


Se si guarda oltre l’orizzonte 2025, emergono alcune sfide che richiedono già ora politiche lungimiranti. Primo fra tutti il problema demografico, che potrebbe condizionare in maniera significativa la disponibilità di forza lavoro e la capacità produttiva del Paese. L’inserimento di nuove tecnologie, come l’AI, non deve essere vissuto come minaccia ai posti di lavoro, bensì come opportunità di recuperare efficienza e incoraggiare l’inserimento dei giovani in settori ad alto potenziale innovativo. In questo, la formazione e la cultura interna alle organizzazioni assumono un ruolo primario, come rimarcato dalla stessa CDP che punta a rafforzare il proprio capitale umano e la propria attrattività verso le professionalità più ricercate.


Nel complesso, appare evidente che la crescita futura dell’Italia, così come delineata dalle proiezioni sugli investimenti e sugli scenari macroeconomici, esige un approccio integrato. La cooperazione tra istituzioni finanziarie, imprese, amministrazioni centrali e locali appare l’unico modo per valorizzare al massimo i piani di sviluppo che la Cassa intende realizzare. Il connubio di competenze specialistiche, capacità di innovare, valorizzazione del tessuto produttivo e attenzione ai territori è la formula che CDP propone per superare quelle barriere che da tempo frenano la competitività italiana.

 

CONCLUSIONI

Gli spunti emersi, confrontando le informazioni del documento sul Piano Strategico 2025-2027 di Cassa Depositi e Prestiti e gli approfondimenti contenuti in “Investimenti in Italia 2025” indicano che il Paese sta attraversando una fase decisiva per definire il proprio posizionamento competitivo. L’attenzione non è più soltanto sui risultati numerici, come l’utile o il volume di risorse impegnate, ma sulla volontà di assumere un ruolo di banca promotrice che unisca i principi dell’impatto sociale e della sostenibilità ambientale con la necessità di mantenere solidità e redditività.


Lo scenario europeo e internazionale suggerisce un rafforzamento delle politiche di difesa dell’autonomia energetica, una maggiore attenzione alle materie prime critiche e una gestione dei tassi di interesse che privilegi la stabilità a lungo termine. Rispetto allo stato dell’arte, in cui alcune tecnologie concorrono già a offrire strumenti di finanziamento e supporto alle imprese, la strategia di CDP va oltre la semplice erogazione di credito, investendo in conoscenze, reti territoriali, partenariati con banche e Fondazioni, progetti di equity e collaborazioni con operatori di private capital.

Lo slancio verso le infrastrutture, l’AI generativa e la green economy deve anche misurarsi con le incognite legate alle tensioni geopolitiche e all’instabilità di certi mercati.


L’esperienza insegna che tali contesti possono riservare sorprese, ma una pianificazione robusta e la condivisione di obiettivi con tutti gli attori dell’economia possono offrire maggiore resilienza. La prospettiva per imprenditori e dirigenti è di ripensare le filiere, integrando nuove tecnologie e perseguendo la cooperazione, a volte anche con concorrenti, in un’ottica di sostegno reciproco e migliore efficienza di mercato.

La scelta di sviluppare hub territoriali e di potenziare il dialogo con le imprese locali appare una risposta originale e strategica rispetto alle soluzioni adottate da altre istituzioni finanziarie. Potrebbe facilitare la comprensione delle specificità territoriali, fornendo servizi di advisory capaci di intercettare debolezze e opportunità in modo più tempestivo e incisivo. Allo stesso modo, la decisione di collaborare intensamente con l’Unione Europea, attingendo a forme di finanziamento come InvestEU, può rivelarsi essenziale per rendere l’Italia un luogo privilegiato di sperimentazione di progetti ad alto tasso di innovazione, con vantaggi anche per l’occupazione qualificata.


Il confronto con le tecnologie similari già operative sul mercato mette in evidenza che i meccanismi di sostegno alle imprese, la condivisione dei rischi e i modelli di private equity non rappresentano una novità assoluta. Eppure, la presa in carico diretta di una banca promozionale controllata dallo Stato, in sinergia con altre banche di sviluppo europee e con reti di investitori privati, conferisce un’impronta di forte coesione. È quella coesione a poter fare la differenza, poiché consente di accompagnare i progetti dalla fase concettuale fino all’applicazione concreta.


In prospettiva, la direzione appare tracciata: attenzione alla transizione ecologica ed energetica, spinta alla digitalizzazione, tutela di un patrimonio storico e sociale di grande ricchezza, formazione di competenze pronte ad affrontare le sfide del mondo del lavoro. L’insieme di queste azioni non si riduce a una somma di interventi settoriali, ma punta a cambiare il modo di interpretare l’investimento pubblico e la crescita economica, ricercando una sostenibilità che non sia uno slogan, bensì la condizione strutturale per competere e generare opportunità.


Per gli imprenditori e per i dirigenti aziendali, la riflessione da compiere riguarda come integrarsi efficacemente in questi percorsi di sviluppo, come scegliere tecnologie e mercati in linea con le priorità nazionali e comunitarie. La presenza di Cassa Depositi e Prestiti come partner rappresenta la possibilità di attingere a competenze, garanzie e finanziamenti con cui realizzare progetti che, da soli, sarebbero più rischiosi o addirittura irraggiungibili. In quest’ottica, la diffusione di modelli collaborativi e l’apertura verso strumenti finanziari evoluti (dal venture capital ai prestiti ibridi) delineano un panorama in cui l’Italia può recuperare slancio e tornare a essere un laboratorio di innovazione, capace di coniugare la propria tradizione manifatturiera con le nuove frontiere dell’AI e della sostenibilità.


L’approdo finale è un rinnovato patto di fiducia fra Stato, imprese e società civile, con la Cassa Depositi e Prestiti impegnata a ricoprire un ruolo di banco di prova per soluzioni che, nell’Europa contemporanea, diventano sempre più urgenti per garantire competitività e sviluppo coeso. L’auspicio è che questo percorso si consolidi ulteriormente, permettendo agli attori del sistema di dimostrare che la modernità può convivere con la storia, e che l’innovazione, adeguatamente sostenuta e orientata, risulti il pilastro su cui fondare la crescita economica e sociale del Paese.


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