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Opportunità di business dell’Intelligenza Artificiale: come l’AI ridefinisce il mercato

Immagine del redattore: Andrea ViliottiAndrea Viliotti

“The Business Opportunity of AI” di Ritu Jyoti e Dave Schubmehl, con il coinvolgimento di IDC, esplora la diffusione dell’Intelligenza Artificiale in molteplici settori e fornisce dati utili per comprendere le sue prospettive. Lo studio vede la partecipazione di grandi istituzioni come Microsoft, che ha sponsorizzato l’analisi, e descrive come l’AI si sia rivelata interessante per imprenditori e dirigenti alla ricerca di soluzioni con un ritorno economico concreto. Sono emersi elementi quali la rapidità di implementazione, il fattore di crescita del ROI e l’impatto sulla competitività. Secondo i ricercatori, chi investe in algoritmi di apprendimento e sistemi di automazione avanzata può ottenere vantaggi in termini di efficacia produttiva e capacità di personalizzazione, aspetti particolarmente strategici per il management aziendale.

Opportunità di business dell’Intelligenza Artificiale
Opportunità di business dell’Intelligenza Artificiale: come l’AI ridefinisce il mercato

Come l’Intelligenza Artificiale ridisegna il panorama aziendale

Le realtà imprenditoriali hanno iniziato a osservare l’Intelligenza Artificiale come strumento decisivo per incentivare la crescita e superare le sfide poste dal mercato contemporaneo. Nella ricerca “The Business Opportunity of AI” viene spiegato come i dirigenti di 2.100 grandi organizzazioni mondiali abbiano condiviso percorsi, strategie e criticità inerenti all’adozione di soluzioni di Machine Learning, Natural Language Processing e Generative AI. L’analisi è stata condotta in collaborazione con interlocutori di vari settori, come il comparto manifatturiero, l’energy, i servizi finanziari e l’ecommerce, evidenziando un panorama in cui l’innovazione digitale sta determinando un balzo in avanti nella maturità tecnologica.


L’AI viene descritta come leva per passare da un modello basato sul mero sfruttamento dei dati a un sistema che utilizza algoritmi di apprendimento avanzato, capaci di estrarre valore in forma di insight immediatamente spendibili. Nel documento, si legge che il 71% degli intervistati adotta già soluzioni di AI per migliorare specifiche funzioni operative o per generare nuove linee di ricavo. Non si tratta di soluzioni di nicchia, bensì di tecnologie considerate, dai responsabili aziendali, fondamentali per restare in corsa su un mercato che richiede tempestività e capacità di personalizzazione.


Nella ricerca si sottolinea come le aziende abbiano incrementato gli investimenti anche in Generative AI, con una spesa stimata in 16 miliardi di dollari per il 2023, proiettata a superare i 140 miliardi nei prossimi quattro anni, grazie a un tasso di crescita annuo superiore al 70%. Questa accelerazione deriva dal fatto che tali strumenti producono testi, immagini e suggerimenti a partire da pochi input, risultando preziosi per attività di marketing, customer service e sviluppo di nuovi prodotti.


L’adozione dell’AI riflette una spinta diffusa alle opportunità di business dell’Intelligenza Artificiale e alla trasformazione dei modelli di business. Secondo i manager intervistati, la competitività passa dal saper integrare algoritmi capaci di automatizzare le operazioni interne, analizzare volumi di dati sempre più ampi e ricavare previsioni sugli andamenti futuri. Tale processo consente di ottimizzare tempistiche e costi, aprendo prospettive nuove sui mercati.


Le realtà del mondo media e intrattenimento, per esempio, raccontano di applicazioni incentrate sulla generazione di avatar digitali e sull’analisi automatica di contenuti video, con conseguente potenziamento del coinvolgimento del pubblico. Questo approccio allarga le possibilità di personalizzazione: l’utente riceve proposte e suggerimenti più aderenti alle proprie preferenze, rafforzando il legame tra brand e consumatore. L’AI, inoltre, viene citata per le sue applicazioni nel settore dell’energia, dove la gestione delle smart grid e la previsione dei picchi di domanda aiutano a regolare le reti in modo più efficiente, riducendo gli sprechi e ottimizzando i costi per le imprese.


Una caratteristica rilevante emersa in “The Business Opportunity of AI” è la rapidità della curva di adozione. I dati raccolti evidenziano che il 92% dei progetti AI si realizza entro un anno e la media dei tempi di implementazione è di otto mesi. Le aziende necessitano di soluzioni rapide, in grado di mostrare risultati concreti e contribuire a consolidare il vantaggio competitivo. Questo fenomeno conferma che le tecnologie di Intelligenza Artificiale, se ben pianificate in fase di rollout, si inseriscono agevolmente nei processi produttivi, sostenendone una trasformazione equilibrata e parallela a quella del personale che le utilizza.


Chi investe in piattaforme AI tende, infatti, ad agire su tre fattori cruciali: la disponibilità di dati di qualità, la creazione di competenze interne e la definizione di una governance solida. Quando questi elementi sono garantiti, si aprono opportunità per ripensare i processi e sperimentare nuove forme di collaborazione uomo-macchina. Ricerche e interviste riportano che l’adozione funziona meglio nelle aziende con un supporto deciso da parte del top management, poiché la trasformazione tecnologica richiede coesione interna e sostegno finanziario, nonché un disegno strategico lungimirante.


La parte più intrigante per dirigenti e imprenditori risiede nella creazione di vantaggi a tutti i livelli aziendali. Chi sceglie di puntare sull’AI mostra infatti di acquisire flessibilità nell’offerta e maggiore velocità di risposta alle sfide competitive. È un passaggio che richiede investimenti e competenze non comuni, ma le cifre diffuse nello studio segnalano che, se gestiti correttamente, tali costi possono essere recuperati in tempi relativamente brevi e accompagnati da una redditività superiore a quella di iniziative tradizionali.


Opportunità di business dell’Intelligenza Artificiale: metriche di successo

Nel momento in cui si affronta un progetto di Intelligenza Artificiale, tra gli interrogativi più ricorrenti emergono le tempistiche necessarie per l’implementazione e la previsione del ritorno economico. Nella ricerca “The Business Opportunity of AI” viene illustrato come il 40% delle aziende intervistate abbia portato a termine l’installazione di sistemi AI in meno di sei mesi, con una durata media di avviamento di otto mesi e l’assorbimento di risorse provenienti da aree aziendali considerate meno strategiche.


Si tratta di un dato rilevante perché suggerisce una tendenza: le organizzazioni non vedono più l’AI come un obiettivo a lungo termine, ma come una tecnologia a cui si deve affidare sin da subito la responsabilità di migliorare i processi esistenti. Questo richiede un ridimensionamento di voci di spesa collegate, per esempio, all’infrastruttura IT tradizionale o ad alcuni budget di ricerca e sviluppo. Alcune aziende, specialmente nel comparto automobilistico, stanno concentrando le risorse su algoritmi in grado di velocizzare la progettazione di veicoli con motori elettrici e funzioni di guida assistita, accantonando o riducendo la sperimentazione sulle auto a combustione.


Dal punto di vista del ROI, i ricercatori riportano una media di 3,50 dollari per ogni singolo dollaro investito in AI, con punte che arrivano anche a 8 dollari in determinati contesti aziendali. Questo si traduce in un vero cambiamento nella concezione del valore, perché l’AI rende possibile raccogliere e interpretare volumi elevati di dati provenienti da fonti diverse. Una sola analisi ben finalizzata permette di individuare inefficienze finora trascurate, aprendo la strada a modelli di business più flessibili e orientati alla sperimentazione rapida.

Non mancano esempi tangibili. Si cita il caso di un colosso dell’e-commerce statunitense che ha dichiarato una crescita della produttività tra il 10% e il 30% grazie ai sistemi di Intelligenza Artificiale, con risparmi superiori ai 100 milioni di dollari e un incremento di alcuni punti percentuali nei ricavi. Una prospettiva simile è condivisa anche da chi opera nell’intrattenimento sportivo: viene mostrato come l’elaborazione avanzata di dati e l’utilizzo di cloud per la personalizzazione di esperienze degli utenti abbiano stimolato un forte incremento negli abbonati a servizi online, oltre al triplicarsi delle visualizzazioni di contenuti video.


La velocità con cui si comincia a intravedere un ritorno dell’investimento appare altrettanto significativa. Nella ricerca si riporta un tempo medio di 14 mesi per la capitalizzazione reale di un progetto AI, un valore considerato basso rispetto a iniziative tradizionali che possono richiedere orizzonti pluriennali. La differenza dipende dall’alto potenziale di automatizzazione, dal monitoraggio costante delle metriche di performance e dalla possibilità di ottimizzare i progetti una volta raccolti i primi feedback.


Chi avvia un progetto AI tende peraltro a intervenire con decisione su fattori collaterali, come la sicurezza e la protezione dei dati. Quando la spinta iniziale viene bene orchestrata, l’AI si integra nei cicli di produzione minimizzando i periodi di transizione. Tuttavia, alcuni intervistati parlano di complessità legate a normative poco chiare o di timori relativi alla violazione dei dati. Questo richiede l’adozione di policy ben definite e la presenza di un’AI governance, un organismo incaricato di gestire i rischi e promuovere l’uso responsabile degli algoritmi, a tutela sia dell’azienda sia dei suoi utenti e stakeholder.


Nel quadro delineato, le opportunità superano gli ostacoli, specie in un contesto globale che enfatizza flessibilità e rapidità di risposta ai cambiamenti di mercato. Se un’azienda sceglie di attuare un progetto AI, la possibilità di vedere risultati concreti in un arco inferiore ai due anni rappresenta un fattore di forte incentivo per chi detiene leve di comando, generando fiducia anche nei confronti delle divisioni IT e di analisi che, da centri di costo, diventano veri motori di performance aziendali.


Competenze e governance: fattori chiave per il successo dell’AI

Un tema cruciale che emerge dallo studio è la difficoltà di reperire personale dotato di competenze specialistiche, in grado di progettare e mantenere soluzioni AI avanzate. Ben il 52% degli intervistati indica la carenza di figure professionali formate come principale ostacolo all’espansione di progetti di AI. Gli esperti di Data Science, infatti, non sono soltanto analisti, ma orchestrano modelli matematici, network neurali, architetture di apprendimento automatico e metodologie di validazione dei risultati, collaborando con team interni ed esterni per integrare algoritmi all’interno delle piattaforme già esistenti.


L’impossibilità di avere un numero sufficiente di data engineer o di specialisti in sicurezza informatica ostacola l’implementazione di quei processi che puntano a una vera trasformazione digitale. Tuttavia, in “The Business Opportunity of AI” vengono fornite indicazioni su come affrontare questo scenario. Una strategia consiste nell’attivare percorsi di formazione personalizzati, facendosi supportare da piattaforme di Generative AI che rendono possibile la creazione di contenuti su misura, adeguati al livello di partenza di ogni professionista.


Le medesime tecnologie agevolano la formazione continua, perché permettono di ridisegnare i percorsi didattici sulla base degli obiettivi di carriera e delle competenze operative richieste dai progetti in essere. In aggiunta, alcuni manager preferiscono assumere personale già specializzato, mentre altri puntano su un mix di consulenti esterni, temporary manager e corsi intensivi erogati dai principali provider tecnologici. Queste scelte dipendono dalle dimensioni aziendali, dal budget a disposizione e dalla volontà di internalizzare il know-how.


Accanto all’aspetto delle competenze, si colloca il tema della governance. La gestione responsabile dell’AI coinvolge la definizione di regole ben strutturate, la creazione di processi per valutare l’affidabilità dei modelli e la costituzione di organismi in grado di vigilare sull’uso corretto dei dati, minimizzando i rischi di violazioni della privacy. La ricerca indica che il 53% delle aziende a livello globale possiede già una serie di principi condivisi per lo sviluppo di algoritmi e per il trattamento dei set informativi.


Le imprese più mature, spesso definite “leader” nello studio, vanno oltre: creano comitati o board interni che si occupano di monitorare l’intero ciclo di vita dei progetti di AI, tenendo conto sia del rispetto delle normative vigenti sia delle linee guida etiche e di responsabilità che l’organizzazione sceglie di adottare. È un aspetto che coinvolge anche la selezione dei fornitori e l’ecosistema di partner con cui si collabora. Avere un sistema di governance chiaro permette di condividere gli obiettivi dell’AI e di definire soglie di rischio accettabili, a tutela del brand e della reputazione aziendale.


Nel quadro internazionale si avvertono differenze significative per quanto riguarda la percezione del rischio e la conseguente tutela dei dati. Alcune regioni, come l’Asia-Pacifico, mostrano un approccio che cerca di bilanciare lo slancio innovativo con una crescente attenzione per la sicurezza, mentre in Nord America si è soliti enfatizzare la creazione di valore e la velocità di adozione, cercando comunque di integrare strumenti di mitigazione dei rischi fin dalle prime fasi dei progetti. In Europa, la regolamentazione è percepita come un elemento imprescindibile, con standard rigorosi su privacy e protezione dei dati personali.


Per le aziende che si interfacciano con mercati globali, è fondamentale elaborare politiche interne che rispettino tali diversità geografiche. Governare in modo sistematico l’AI significa ridurre la probabilità di incorrere in incidenti di sicurezza, di esporsi a sanzioni e di incrinare la fiducia dei clienti. L’adozione di processi di AI governance e la disponibilità di figure professionali competenti formano, dunque, un binomio essenziale per assicurare la sostenibilità e la stabilità delle iniziative connesse all’Intelligenza Artificiale.


Applicazioni pratiche dell’AI: casi di successo aziendale

Il documento “The Business Opportunity of AI” mette in luce diverse esperienze di aziende che hanno saputo sfruttare l’Intelligenza Artificiale per generare benefici economici tangibili e migliorare l’efficacia operativa. Uno degli esempi più significativi riguarda il settore retail e la capacità di utilizzare meccanismi di raccomandazione personalizzata. Una grande catena ha spiegato di aver ottenuto un ritorno pari a dieci volte la cifra investita per la creazione di offerte e suggerimenti su misura, condotti attraverso algoritmi di profilazione degli utenti.

In questo scenario, la leva di business deriva dall’incontro tra la mole di dati a disposizione e la potenza dei modelli di Machine Learning. L’azienda può, per esempio, proporre a un cliente solo i prodotti o servizi in linea con il suo storico di acquisto e con le preferenze espresse durante la navigazione in app o sul sito. Il risultato è un incremento immediato dei tassi di conversione e una notevole fidelizzazione, poiché l’acquirente si sente compreso e, di conseguenza, porta avanti la relazione di lungo periodo con il brand.


Un altro caso trattato è quello delle aziende che operano nel comparto media e telecomunicazioni, dove si è passati dal racconto delle partite di basket alla generazione automatica di animazioni digitali. La raccolta di dati storici e la possibilità di elaborarli in cloud hanno consentito di differenziare l’offerta proposta a ogni singolo tifoso, con la finalità di amplificare il coinvolgimento e far crescere le sottoscrizioni a servizi in streaming. La stessa logica si applica al settore dell’energia, dove i sistemi AI ottimizzano la gestione delle smart grid, prevedono picchi di domanda e gestiscono in modo intelligente le risorse.

Gli impieghi dell’Intelligenza Artificiale non si limitano all’ottimizzazione dei processi interni. Numerosi dirigenti hanno riconosciuto un potenziale anche nelle funzioni di simulazione e gestione della conoscenza. Attraverso la costruzione di digital twin, in un contesto produttivo e industriale, è possibile testare in anticipo la resistenza o la stabilità di un macchinario, programmare la manutenzione preventiva o valutare l’efficacia di nuove linee di montaggio, senza fermare la produzione reale.


L’effetto, in tutti questi esempi, è la riduzione dei costi e dei tempi di latenza, unita alla possibilità di anticipare soluzioni o investimenti futuri. Quando un dirigente è in grado di vedere concretamente come l’AI impatta il flusso di lavoro, decide più agevolmente di ampliare i progetti e di estendere l’uso degli algoritmi ad altre aree aziendali. Ad esempio, un e-commerce può iniziare con funzioni di raccomandazione sui prodotti e successivamente integrare chat automatizzate dotate di capacità di Natural Language Processing per offrire assistenza ai clienti, riducendo i volumi di chiamate e velocizzando le risposte a domande frequenti.


Un ulteriore vantaggio, riportato da un’azienda statunitense, consiste nella possibilità di unificare dati provenienti da fonti diverse – come vendite, marketing, logistica e sviluppo prodotti – dentro un’unica piattaforma alimentata dall’AI, rendendo più fluida la cooperazione tra i reparti. Questo approccio incrementa il livello di coordinamento e abbatte i silos organizzativi, consentendo a dirigenti e imprenditori di disporre di un quadro complessivo molto più coerente.


Le imprese che hanno intrapreso questa strada sottolineano, tuttavia, l’esigenza di affiancare un adeguato cambio culturale. Il personale va preparato a interagire con soluzioni di Intelligenza Artificiale e a fidarsi dei suggerimenti che i modelli algoritmici forniscono. È un passaggio delicato, poiché i dati mostrano che non tutte le organizzazioni sono pronte a ridisegnare attività e flussi di lavoro sulla base di feedback generati artificialmente. Nonostante ciò, le testimonianze contenute nello studio indicano risultati positivi quando si investe su strategie di formazione e su piani di comunicazione interna volti a spiegare scopi e vantaggi dell’AI.


Crescita dell’AI: opportunità strategiche per imprenditori

I trend presentati in “The Business Opportunity of AI” e le testimonianze di varie aziende confermano come l’AI sia destinata a influenzare un ampio ventaglio di processi e attività. Nel periodo che va dal 2022 al 2027, IDC prevede che la spesa globale in soluzioni AI passerà da 166 miliardi di dollari a 423 miliardi, con un tasso di crescita annuo composito del 26,9%. L’incremento riguarda sia la parte software, inclusi modelli di apprendimento automatico e motori generativi, sia l’infrastruttura hardware e i servizi correlati.


Molte organizzazioni si stanno strutturando per sfruttare al meglio questa crescita, comprendendo che il potenziale degli algoritmi di apprendimento si riflette sulla produttività complessiva e sulla capacità di immaginare nuovi mercati. Il documento sottolinea come la riduzione dei costi unitari, legata all’adozione di meccanismi di automazione, può rendere fattibili progetti prima ritenuti troppo onerosi. Tra i dirigenti aziendali, sta emergendo la consapevolezza che l’AI non deve essere confinata a uno o due reparti: un approccio olistico aiuta a identificare più rapidamente nuove linee di offerta e a rispondere in modo efficace ai cambiamenti dello scenario globale.


Sul fronte del mercato, imprenditori e manager notano che le iniziative AI non coinvolgono soltanto la riduzione di costi o l’aumento dell’efficienza interna, ma mirano anche a generare valore in termini di differenziazione competitiva. Molti operatori investono in algoritmi che personalizzano l’esperienza del cliente e forniscono servizi innovativi, come assistenti virtuali in grado di rispondere a domande complesse e di guidare l’utente in tutte le fasi dell’acquisto. L’effetto è un sensibile miglioramento nella percezione del marchio, perché un’azienda che offre servizi basati sull’AI viene spesso vista come solida, affidabile e al passo con i tempi.


La fiducia dei consumatori, però, si correla strettamente alla gestione trasparente dei dati. Da qui l’esigenza di politiche di sicurezza e privacy che ispirino credibilità. Il timore di subire attacchi informatici o di esporre informazioni sensibili è ancora molto vivo. Gli intervistati citano le violazioni di sistemi e le conseguenti indagini penali come fattori di rischio da scongiurare con protocolli precisi. Per un imprenditore, anticipare le implicazioni normative e dotarsi di un quadro di regole condivise con i propri partner – fornitori di tecnologia, consulenti e contractor – è un segnale di lungimiranza.


L’analisi dei dati permette inoltre di comprendere che, seppur con differenze regionali, la crescita degli investimenti in AI è trasversale. Aziende di diverse dimensioni e settori si avvicinano a questa tecnologia con la volontà di apprendere e sperimentare. Alcune iniziano con progetti pilota a basso impatto per testare l’utilità degli algoritmi, altre puntano a trasformare completamente i processi interni nel giro di pochi mesi. L’approccio graduale, unito a strategie di collaborazione con partner esterni, si rivela spesso un fattore di successo, specie per le imprese che non possiedono risorse interne sufficienti a gestire tutto il ciclo di vita dei sistemi AI.


In questo scenario, le aziende che desiderano aumentare la competitività devono valutare con attenzione come integrare l’AI nei propri piani industriali, bilanciando costi, tempistiche e rischi potenziali. Una pianificazione accurata in fase iniziale favorisce l’analisi di priorità e le scelte di spesa o di disinvestimento in aree meno fondamentali. La corretta strutturazione di un sistema di governance e la formazione del personale sono passaggi indispensabili per contenere eventuali problematiche o inefficienze che potrebbero sorgere nel corso dei progetti.


Conclusioni

Le informazioni che emergono da “The Business Opportunity of AI” offrono una panoramica realistica sulla rapidità di diffusione dell’Intelligenza Artificiale e sulle opportunità che essa genera. Le cifre riportate mostrano come gli investimenti si stiano espandendo e come il ROI, in molti casi, risulti significativo già entro il primo o secondo anno di adozione. Nonostante la presenza di tecnologie concorrenti nel campo dell’automazione e dei grandi dati, risulta che l’AI fornisce un contributo di flessibilità e di personalizzazione superiore rispetto ai modelli tradizionali, specialmente quando viene integrata con soluzioni cloud e ambienti di sviluppo evoluti.


Per gli imprenditori e i manager, emerge la necessità di considerare gli aspetti relativi alla formazione di competenze, al presidio della sicurezza e al rispetto dei principi di responsabilità. Molte delle soluzioni che oggi garantiscono risultati tangibili derivano da una visione coordinata e da una forte collaborazione interna tra IT e uffici di business. Rispetto allo stato dell’arte, l’AI consente di affrontare sfide come la previsione della domanda e l’ottimizzazione del servizio clienti, offrendo scenari di miglioramento organizzativo e di esplorazione di nuove opportunità di mercato.


Le implicazioni strategiche non si limitano all’efficienza, perché la possibilità di creare esperienze d’uso personalizzate e di introdurre servizi innovativi può ridefinire la proposta di valore di un’azienda. Questo impone di confrontare la propria infrastruttura tecnica con ciò che si sta già facendo sul mercato, misurando la coerenza tra gli obiettivi e gli investimenti richiesti. L’analisi critica dei risultati suggerisce inoltre di monitorare costantemente l’impatto degli algoritmi, scongiurando derive che potrebbero danneggiare il rapporto di fiducia con i clienti.


L’interpretazione più ragionevole è che l’AI diventerà parte integrante delle strategie di moltissime aziende. Esistono già casi di integrazione capillare, dalle linee di produzione alle funzioni di marketing, e si osservano nuove sperimentazioni che guardano a modelli predittivi sempre più accurati. In quest’ottica, gli imprenditori e i dirigenti capaci di valutare lo stato reale delle proprie competenze, di definire politiche di governance e di confrontarsi con le pratiche migliori del settore potranno cogliere un vantaggio duraturo.

 

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